La Pistoiese in B è solo un sogno, ma non c'è due senza tre

04.06.2020

di Athos Querci

Lunedì 8/6/2020 il Consiglio Federale deciderà le sorti dei campionati della prossima stagione. Tra le varie ipotesi sulla composizione del torneo di B, c'è anche quella di un possibile allargamento dell'organico a 40 squadre divise in due giorni. La Pistoiese, per meriti sportivi, potrebbe avere qualche chance di ammissione. Fra le squadre toscane è in testa al numero di partecipazioni alla cadetteria perché Pisa (33 presenze), Livorno (27), Empoli (21), sono già in B, poi ci sono la Pistoiese e Lucchese con 19, Arezzo (16), Siena (13), Prato (10), Grosseto (6), Viareggio (6), Carrarese (2). Sarebbe un bel colpo nell'anno del centenario e sognare non costa niente. E poi c'è il proverbio che dice: "non c'è 2 senza il 3". Infatti nel 32/33 e nel 46/47 gli arancioni dovevano giocare in C invece fecero la B. Andò in questo modo. L'influente politico Leandro Arpinati (la Pistoiese può vantarsi di aver vinto la Coppa Arpinati nel 1927 messa in palio in suo onore perché era stato eletto presidente della Federazione e del Coni) era un gerarca fascista e grazie a lui l'Italia ottenne anche l'organizzazione dei mondiali del 1934. Nel 1929 (oltre alla serie A) creò il campionato cadetto che si chiamerà serie B e sarà a girone unico come quello maggiore. Nel 1933/34 però subisce subito la prima modifica e la B sarà a due gironi per avere una migliore suddivisione geografica. La Pistoiese ebbe fortuna perché l'anno prima era arrivata ultima e sarebbe retrocessa in C, ma venne appunto ripescata. Il doppio girone resistette solo due stagioni. Il gruppo di squadre più affollato era sempre quello del centro nord e le critiche si sprecarono. Arpinati allora tornò sui suoi passi e per il campionato 1935/36 si sarebbe tornati al girone unico. Per fare questo al termine del campionato 1934/35 ben 8 squadre per girone dovevano retrocedere (la Pistoiese fortunatamente non venne coinvolta perché era uno squadrone e lottava per la promozione in A). Dalla stagione quindi 1935/36 e fino allo scoppio della seconda guerra mondiale esisterà un solo girone del campionato cadetto. Con l'inizio della guerra Arpinati lasciò l'incarico. Da quel momento si interessò solo di politica. Era un amico/nemico di Mussolini e il 22/4/1945, cioè tre giorni prima della nuova Festa della Liberazione, venne ucciso barbaramente dai partigiani. Come venne strutturata la serie B nell'immediato dopoguerra è un grande rompicapo, perché le colossali distruzioni belliche, unite alla diffusa povertà impedirono di ricominciare da dove eravamo rimasti. I collegamenti tra il Nord e il Sud erano complicati da gravissime difficoltà logistiche e appena si ricominciò, il campionato cadetto era formato da squadre della Alta Italia e da un girone misto nella Bassa Italia. Il nuovo presidente della FIGC, Ottorino Barassi, nel 1946/47 optò per un allargamento dei quadri (la Pistoiese che doveva giocare in C, venne ammessa nella cadetteria) a 66 squadre divise in tre gironi. Nel 1947/48 ci fu la riforma epocale per tornare una volta per tutte al girone unico e quella stagione fece molte "vittime". Ben 11 retrocessioni su 18 squadre e gli arancioni, che erano arrivati quart'ultimi", lasciarono quella categoria che rivedranno solo nel 1977. Da quel 1948/49 e fino ai giorni nostri sarà sempre a girone unico. Il numero delle partecipanti è variato spesso: 17-18-19-20-21-22-24 a secondo delle continue ristrutturazioni della C e a seconda dell'impossibilità di ripescare qualcuno all'ultimo momento.