E' morto Roberto Mangani, il grande n° 9 degli anni '60. Ha chiesto di essere sepolto con la maglia della Pistoiese.

08.01.2024

di Athos Querci

Se n'è andato Roberto Mangani, il più grande bomber degli anni '60. Quattro stagioni in arancione e con 111 presenze mette a segno 64 reti. I primi due anni sono stratosferici. Nel 58/59 la Pistoiese viene promossa in C e lui segna 27 reti, l'anno dopo si ripete con lo stesso numero di reti nella categoria superiore. Una forza della natura e se potessi esprimere un desiderio da amante della Pistoiese, mi piacerebbe rivedere qualche suo gol. Sarebbe fantastico. Era uno di quei centravanti con una grande potenza fisica. Bastava un cross o un passaggio verticale di un compagno che lui immediatamente ci si catapultava sopra e per i portieri non c'era scampo. Questo un 11 arancione che sicuramente non dirà niente ai tifosi di oggi, ma credetemi, erano bravissimi: SOLDI, MORI, MALVOLTI, BALDINI, TUCI, CARPINI, NOVELLI, VETTORI, MANGANI, CERRI, FACCANI. Allenatore, naturalmente Giuliano Tagliasacchi. Dodici persone che hanno amato profondamente quella maglia. Una maglia che Roberto Mangani ha chiesto di indossarla nella bara. Un desiderio che dice molto di quanto questa persona abbia amato la Pistoiese. Se n'è andato il giorno di Befana nella sua Signa, al'età di quasi 89 anni. Era nato nella città fiorentina il 20/4/1935 e ben presto si mise in luce nei campetti della zona, segnando un sacco di gol. Dopo un paio di stagioni nel Signa in quarta serie, ci mette gli occhi addosso la Fiorentina che lo inserisce nelle giovanili. E' il 1954, ma in quel periodo i viola sono una super squadra e per i giovani ci sono pochi posti. Passa alla Sestese e poi nella nostra Montecatini dove segna 38 reti in 56 partite. Il presidente della Pistoiese, Raffaello Niccolai (ex grande attaccante degli anni 30) ,non se lo lascia sfuggire e lo porta in arancione. Sarà la sua esplosione. Tanti gol veramente, ma al termine della seconda straordinaria stagione, nell'estate del 1960,la Pistoiese lo vende all'Anconitana per un sacco di soldi. L'addio è traumatico. Lui chiama i suoi tifosi per salutarlo e tutti piangono come dei bambini. Ma tornerà dopo un anno perché il suo carattere tanto forte in campo era altrettanto mite fuori. Religiosissimo, spesso in trasferta partiva da solo in treno dopo essere stato alla Santa Messa. Ad Ancona non si trovò bene e volle ritornare da noi. Il suo gioco, però, era cambiato e negli altri due anni si distinse più nelle rifiniture che nelle reti. Partecipava (bene) di più alla manovra che per le conclusioni. Ma i tifosi non hanno mai smesso di amarlo e lui ha sempre contraccambiato fino a portare la maglia arancione in eterno.